Si parla di ipertensione quando vi è un aumento anomalo della pressione con cui il cuore pompa il sangue nell’aorta e di conseguenza in tutto l’organismo. E’ un disturbo sempre più frequente nella nostra società ed è preoccupante constatare che l’età media delle persone che soffrono di ipertensione si sta abbassando sempre di più. Non è raro infatti riscontrare che giovani dai 20 ai 30 anni hanno sofferto per un periodo più o meno lungo, o addirittura hanno ormai costante la pressione che supera i valori normali raccomandati, che sono di 75-80 mmHg per la minima (o diastolica) e 115-120 mmHg per la massima (o sistolica).
Nella maggior parte dei casi l’aumento anomalo della pressione è dovuto alla concomitanza di vari fattori come lo stress, l’ansia, lo stile di vita e l’alimentazione.
Chi è più predisposto a soffrire di ipertensione?
La visione psicosomatica
Sono le persone che non riescono a delegare, che tengono tutto sotto controllo. Sempre attive, piene di energia non sanno rilassarsi, non riescono a ritagliarsi spazi personali per il riposo o il divertimento. L’iperteso è una persona che pretende molto da se stessa e che non si ferma mai, neanche quando il corpo inizia a dare segnali di stanchezza e affaticamento. Anche le persone bloccate emotivamente che tengono tutto dentro, sia le emozioni negative come rabbia, rancore, odio, sia i sentimenti buoni, hanno come conseguenza un aumento della pressione arteriosa.
La paura di “conoscere” davvero se stessi, di riconoscere le proprie esigenze, il timore di entrare in contatto con l’interiorità e non sapere come affrontare ferite e dolori dell’anima tenuti nascosti, porta a sviluppare un eccesso di attività, a mascherare l’emozione con l’azione. Chi non riesce a gestire le proprie emozioni, infatti, tende a sviluppare l’ipercontrollo che viene gestito a livello cerebrale con il bisogno di una maggiore quantità di ossigeno e con la conseguente maggior pressione da parte del cuore.
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